Wednesday 27 June 2007

La Finale che non è stata


Per qualche giorno ho riflettuto sul titolo da dare alle 4 righe con le quali chiudere l'immaginario volume di questi playoff. "La Finale che non è piaciuta a nessuno", soprattutto in riferimento all'indice d'ascolto americano, che avra' fatto dormire poco e male il nostro avvocato con gli occhiali; la cosa però mi avrebbe attirato le "simpatie" di tutto quel popolo Spurs che anni di titoli e trio delle meraviglie hanno contribuito a creare.

Ho quindi ripiegato su quello che, a mio modesto avviso, poteva essere e non è stato. Stavolta non abbiamo avuto a che fare con il suicidio, emotivo prima che tecnico, di una Dallas 2006, fortissima ma disabituata a queste altitudini, capace poi di tirare nel water un titolo vinto per 3 quarti, finito invece come tutti ricordiamo.

Stavolta avevamo una squadra perennemente abituata alle finali, e perennemente abituata a vincerle, con i tre uomini chiave arrivati sani e vispi al grande ballo di giugno, e con i serbatoi belli pieni per dei playoff nei quali solo una serie su tre li ha realmente messi in difficoltà.

Dall'altra parte, l'Unto del Signore assieme ad apostoli in numero inferiore a 12, e già contenti di essere arrivati all'Ultima Cena. Per carità, nessun Giuda, magari qualche San Tommaso incredulo di quello che stava capitando, ma non abbastanza per mutare il corso della storia (e con i paragoni blasfemi ci fermiamo qui, che in questi tempi per molto meno ci scatenano contro le Guardie Svizzere).

Ci ho provato ad illudervi che LeBron avrebbe trovato il sistema per infilare un granello di sabbia nel meccanismo di questa noiosissima Dinastia vincente (diamo agli Spurs l'aggettivo che meritano), ma, oltre al prevedibilissimo dottorato in post del 21 che, più in difesa che in attacco, si è messo in tasca lituani, meduse e figli di finlandesi, ci siamo anche imbattuti nel futuro marito della signora Longoria che aveva una fretta paurosa di chiudere l'ufficio per andare in licenza matrimoniale ed impegolarsi in bomboniere, fiorai, pasticceri e, ad Eva piacendo, notti magiche inseguendo non un goal ma "il triangolino che ci esalta" di Eliana memoria.

Quella zitella acida di Peter Vecsey ha scritto che Tony sarebbe andato via a Larry Hughes anche se la fascite plantare avesse parlato francese anzichè inglese, figuriamoci con Parker in salute contro un avversario azzoppato, e poi pietosamente lasciato in abiti civili nelle ultime gare.

Ginobili poi, quando richiesto, ha fatto tutto quello che serviva, mostrando a tutti chi è il reale erede di Reggie Miller (o di Pippo Inzaghi), straordinario interprete del fondamentale "il contatto lo inizio io, il fallo lo fischiano a te" che oramai li vede immuni da critiche anche dopo 3-4 replay.

Il supporting cast, a partire da Fabricio Oberto (ma davvero, tra lui e Scola, questo è quello più scarso?) per finire con Elson, Vaughn e Barry, non ha fatto danni, facendo trascorrere i minuti di riposo ai 3 tenori senza che succedesse niente di drammatico.

Discorso a parte per due curiosi soggetti: di Bowen, responsabile di ogni crimine dall'omicidio di Abele in giu nella serie con i Suns, abbiamo "apprezzato" la museruola su Lebron o su chiunque gli capitasse a tiro, e senza nefandezze eclatanti, anzi con qualche anomala escursione in attacco, quando in gara 3 ha punito pesantemente certe obbligate scelte difensive altrui.

Su Robertino Horry, mentre noi finiamo gli aggettivi, lui ha ancora 3 dita delle mani libere dagli anelli, e' diventato il più medagliato "non Celtic" della storia di questio gioco, lasciandosi dietro anche un paio di "discreti" giocatori in maglia Bulls (numero 23 e 33, se scrivo i nomi vi insulto); lui dice che vuol fare ancora un anno, Fisichella dovrebbe imparare da lui su come si sceglie un cavallo vincente da montare...

I Cavs sono comunque stati bravi, perchè sono arrivati dove tutti immaginavamo ma con un paio d'anni di anticipo. E' ben vero che il loro pifferaio è uno che fa sembrare Re Mida un portasfighe, per quanto incide sul gioco dei compagni, ma i suoi stessi amichetti hanno sfruttato bene la magnanimità del Lebron, facendosi trovare piu' (Gibson) o meno (Marshall) pronti quando serviva.Devo inoltre inginocchiarmi contrito e pentito e scusarmi con coach Brown per non aver creduto in lui, ritenendolo solo uno "yes man" alla mercè della sua superstar, ed invece ha cavato il sangue dalle rape, sfruttando anche certi "neri" nel cervello degli avversari, Detroit Sheeds in primis.

Adesso, invece di pensare alle vacanze, ci aspetta un periodo ricco di avvenimenti. In ordine temporale, dopo aver certificato Oden a Portland e Durant con l'ombrello nella città dei Boeing, ci sarà da vedere cosa combinano gli altri (ed ogni correlazione tra "combinano" ed il signor Ainge è puramente voluta). Per noi del Belpaese c'è pure la curiosità di conoscere dove sbarcherà Marco Belinelli, al quale auguro personalmente di dimenticare la disgraziata stagione appena trascorsa, e di finire in un sistema che ne esalti le caratteristiche, e con un coach che capisca pure l'italiano, cosi vi ho detto tutto!

Collegato al draft c'è il mercato, nel quale, come dire, "spiccano" le paturnie di Kobe che vuole cambiare aria, di Garnett che deve essere convinto a restare, e di varia umanità che deve decidere se e dove mettere le radici.

I due nomi di cui sopra sono belli pesanti: intuisco che Stern faccia un tifo smodato per vedere il figlio di Jellybean in pianta stabile al Madison, ma anche Chicago non sarebbe male come destinazione...

Enjoy!

P.S.: c'è un curiosissimo rumor di mercato che voleva Kevin Garnett in maglia biancoverde. Non credo ci crederò neanche al termine della prima stagione giocata al Fleet. E la cosa fantastica è che un sacco di tifosi in verde vede come il fumo negli occhi uno scambio che porterebbe a Minnie Jefferson, Green, Telfair e non ricordo cos'altro. Ho letto qualcuno scrivere: perchè privarsi di uno come Jefferson che quest'anno ha fatto 16+11 per prendere uno che più o meno ha le stesse cifre (direi "+", visto che il Bigliettone ha archiviato come pessima una stagione da 22.4 e 12.8).

Ripeto, io non credo che i Celtics abbiano l'appeal sufficente per attirare uno come Garnett, che se si muove va in un posto più appetibile. Certo è che, facendo il Fantabasket, Pierce+Garnett in buona salute (Garnett quest'anno e quello prima ha saltato gare solo per "tanking mode", in media l'unica cosa che fa meno spesso di riposarsi è perdere le palle a due), mi aumenterebbero di brutto la saliva...

Aggiornamento: Garnett ha fatto sapere che se lo mandano ai Celtics, lui la stagione successiva non rinnova, ergo Ainge lo perde in cambio di due orecchie da somaro. Come volevasi dimostrare....


Kicco

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