Monday 26 February 2007

Ditemi che qualcosa non è vero


* Noi che... finivamo in fretta i compiti per andare a giocare a pallone sotto casa;

* noi che... costretti alla regola "portieri volanti" o "chi si trova para";

* noi che... "portieri volanti" e... "segnare da oltre centrocampo vale?" -Vale... vale tutto!

* noi che... quando si facevano le squadre, se venivamo scelti per primi ci sentivamo davvero i più bravi, i più importanti;

* noi che... l'ultimo che veniva scelto era sicuramente destinato ad andare in porta;

* noi che... avevamo sempre un soprannome possibilmente infamante ma nessuno si offendeva;

* noi che... chi arriva prima a dieci ha vinto;

* noi che... mentre facevamo finta di non sentire il richiamo della mamma quando incombevano le tenebre, c'era sempre qualcuno che diceva : "Chi segna l'ultimo vince" incurante del punteggio che magari era in quel momento 32 a 1;

* noi che... abbiamo vissuto con terrore l'epoca delle "Espadrillas" con le quali ai piedi non si poteva giocare a pallone;

* noi che... se avevamo ai piedi le Adidas Tampico ci sentivamo piu' forti di Pelè;

* noi che... invece avevamo ai piedi le Tepa Sport;

* noi che... il pallone di cuoio sapevamo come era fatto perché lo vedevamoin Tv esclusivamente ad esagoni bianchi e neri;

* noi che... capivamo il senso della seconda maglia quando in Tv bianco e nero mandavano le immagini del derby Milan-Inter;

* noi che... o il SUPER TELE (in mancanza d'altro) o l'ELITE (lo standard) o il TANGO DIRCEU se andava di lusso o nei giorni di festa;

* noi che... non potevamo sederci sul pallone altrimenti diventava ovale;

* noi che... il proprietario del pallone giocava sempre anche se era una schiappa e non andava nemmeno in porta;

* noi che... anche senza la traversa non avevamo bisogno della moviola per capire se era goal. "Goal" o "rigore" metteva sempre tutti d'accordo;

* noi che... al terzo corner è rigore;

* noi che... "rigore seguito da goal è goal" ;

* noi che... "siete dispari posso giocare?" - "Eh non lo so, il pallone non è mio (nel caso in cui il pretendente fosse uno scarso)!";

* noi che... "mi fate entrare?" - "Si, basta che ne trovi un altro sennò siamo dispari";

* noi che... riconoscevamo i calciatori anche se sulla maglietta non c'era scritto il nome;

* noi che... "Una vita da mediano" (Oriali-Ligabue) era già una filosofia di vita;

* noi che... il n° 1 era il portiere, il n°2 ed il n°3 i terzini destro e sinistro, il n° 4 il mediano di spinta, il n° 5 lo stopper, il n° 6 il libero, il n° 7 l' ala destra, il n° 8 una mezzala, il n° 9 il centravanti, il n° 11 l'altra punta possibilmente mancina, il n° 10 la mezzala con la fascia di capitano perchè era inevitabilmente il piu' bravo;

* noi che... perché un giocatore entrasse in nazionale doveva fare una trafila di 2/3 anni ad alto livello;

* noi che... gli stranieri al massimo 2 per squadra e li conoscevamo tutti;

* noi che... dormivamo con le figurine Panini sotto il cuscino;

* noi che... quando aprivamo le bustine intonse pregavamo per non trovare triplone o quadriplone PILONI, il 2° mitico portiere della Juve che non aveva mai giocato una partita per colpa di ZOFF;

* noi che... avevamo in simpatia Van de Korput per il nome e Bruscolotti perché sembrava più vecchio di nostro padre;

* noi che... il calcio in Tv lo guardavamo solo la Domenica ed il Mercoledì;

* noi che... il sabato mattina eravamo terribilmente stanchi perché la sera prima avevamo visto Cesare Cadeo dopo Premiatissima;

* noi che... la Domenica alle 19,30 vedevamo un tempo di una partita di calcio;

* noi che... vivevamo in attesa di 90° minuto e ci sentivamo protetti dalle figure paterne di Paolo Valenti, Necco da Napoli, Bubba da Genova, Giannini da Firenze, Vasino da Milano, Castellotti da Torino, Pasini da Bologna,Tonino Carino da Ascoli, Stroppa "riporto" da Bari o Lecce;

* noi che... la Stock di Trieste è lieta di presentarvi... papapà... papapà Ameri, scusa Ameri.... clamoroso al Cibali" (che nella nostra fantasia era piu' famoso di Catania);

* noi che... "tutta la squadra dell' Internazionale retrocede a protezione dei 16 m" (sempre Ciotti);

* noi che... ci ricordiamo i festeggiamenti del n. 1.000 della DomenicaSportiva;

* noi che... alla DS potevamo vedere i servizi della serie A, i goal della serie B, il Gran Premio, tennis, basket e pallavolo senza doverci sorbire ore di chiacchiere per vedere 4 goal;

* noi che... Galeazzi l'abbiamo visto magro;

* noi che... "il piede proletario di Franco Baresi" (Beppe Viola); "Maradona ha mano cucita sotto il piede sinistro" (Gianni Brera);

* noi che... andavamo dall'amica del cuore di quella che ci piaceva e le chiedevamo: "Dici a Maria se si vuole mettere con me?" Il giorno dopo tornava e la risposta era sempre la stessa: "Ha detto che ci devepensare...";

* noi che... Maria ancora ci stà pensando!

* noi che... agli appuntamenti c'eravamo sempre tutti, anche senza telefonini;

* noi che... oggi viviamo lontani, ma quando usciamo di casa e giriamo l'angolo speriamo sempre di incontrarci con il pallone in una busta di plastica;

* noi che... oggi sorridiamo quando in Tv si inventano i più incredibili sondaggi tipo: "Chi è stato il piu' forte giocatore di tutti i tempi: Pelè o Maradona?" senza considerare che di Pelè abbiamo visto sempre gli stessi 4/5 goal;

* noi che... se incontriamo per strada Biscardi vorremmo investirlo.

* Voi che... questo giocattolo ce lo avete rotto...

Friday 23 February 2007

One just escapes... one's left inside the well

Non avevo considerato la quarta ipotesi. Meglio: era stata considerata, ma si preferiva non pensarci, perchè anche il più instancabile dei pessimisti alle volte ha come un moto di ribellione di fronte a quelle sue previsioni sempre nere, negative e venate di gioie mai destinate a compiersi.
E così l'ipotesi più triste era stata scartata. Del resto, l'assenza di messaggi, di chiamate, di riscontri sul suo passaggio per questa città schifosa e traditrice avrebbe fatto meno male. Più rabbia, più mistero, più possibilità di tenere il broncio contro qualcuno, ma sicuramente non quel senso di impotenza di fronte ad un fato che ancora una volta si presenta carico di tristezza.

Il messaggio è arrivato alle 12:43. Stranamente, o forse no, ho capito subito che era lei. Queste sensazioni un senso ce l'avranno anche, mi viene da pensare: ma è il pensiero di chi sa di avere perso e cerca di consolarsi con giustificazioni che immediatamente, a chi le ascolta, appaiono per ciò che sono: deboli, dannatamente deboli.

Questa settimana di attesa, bella perchè impregnata comunque di un'aspettativa reale, è finita oggi, alle 12:46, quando quel messaggio l'ho letto. E che era finita l'ho intuito immediatamente, perchè certe cose, lo si diceva qualche riga più sopra, si intuiscono al volo, non c'è bisogno della prova insindacabile dello svolgimento dei fatti. Non riporto il testo del messaggio per il rispetto della privacy, dato che in questo mondo assurdo forse ci è rimasto solo questo, e a volte nemmeno. Il significato, però, è chiarissimo anche senza usare quelle subdole virgolette.

Non ci incontreremo. Lo sapevo da subito, eppure avevo cercato di dirmi che l'Uomo dalle Previsioni Sicure, quello di Brizzi per intenderci, poteva ancora una volta essere spazzato via. Fosse anche l'ultima, ci speravo, in un modo tutto mio. E invece.
E invece lei arriva a Milano alle 22 di stasera, e domani mattina partirà presto per la Russia. L'ora, quella, non mi è stato lasciato il tempo di conoscerla, perchè, con quella timidezza che la contraddistingue, lei si è subito affrettata a dire che le dispiace, ma l'orario è off limit. Troppo tardi, mi è stato riferito.
Al mio messaggio, che la informava che le 22 non sarebbero state un problema, non è arrivata risposta, ma già lo sapevo. Ben più grave è il fatto che io non sappia tuttora se quel 340 da cui è arrivata la stangata sia il suo o quello di un amico di Verona. Ergo, potrei anche aver perso tutte le comunicazioni, e se così fosse ci sentiremo lunedi su Skype. Come sempre, come la normale routine che però a questo punto non ha più niente da aggiungere a quello che già sappiamo.

E la beffa colossale è che adesso, per incontrarla, sarò io a dover andare a Mosca. Come stavo programmando. Un viaggio a Pasqua, ma sono soldi, tanti soldi, e il rischio è quello di emigrare da solo in una Russia che sarebbe ostile, ghiacciata e poco attraente. Vedrei lei, ma al prezzo di 300 euro e anche più. Non so nemmeno se al momento di partire potrei permettermela, una cifra simile.

Punto alla storia, quindi. E certo il pranzo di poco fa non mi ha per niente aiutato a smaltire una delusione che, se pure non raggiunge certi livelli toccati in periodi non sospetti, brucia, fa male e manda nel canonico pacco, più che altro per l'enorme aspettativa tradita. Punto alla storia e tanti saluti alla russa, e ancora una volta lo scenario si presenta con il sottoscritto deluso e la realtà che presenta il conto. Di soldi io ne ho sempre: il dazio mi tocca pagarlo ogni volta, e mi fa rabbia, se penso a certi sfigati e poveretti che si raffigurano come eroi italici dal curriculum altisonante, unicamente perchè a loro non è mai capitato di dover essere travolti da un autobus a due piani in piena corsa (questa è una citazione, ma poco importa).

Odio Milano. Odio questa città, queste strade, queste piazze luride. Odio il freddo che viene fuori dalle fessure dei palazzi grigi e tristi come nessun'altra cosa al mondo. Odio Milano, perchè Milano non ha un'anima. Non ha la capacità di ricordare che può avere ad esempio una Perugia. Non ha il calore dell'accoglienza di Varese. Non ha la nostalgia che ti riempie il cuore di Lisbona. Milano ha un buco nero nel mezzo che inghiotte tutto e cancella ogni traccia di esperienze belle o brutte che fossero. Milano è l'oblio dei sensi. Milano è la spersonalizzazione di tutto. Milano è rimasta agli anni Settanta, gli anni delle ribellioni, gli anni della rivolta in nome di un potere che dà fastidio: chi spara meglio vince la partita, e il giorno dopo nessuno ne sa niente.

Che peccato, che tutto debba finire così. Non era iniziato niente, del resto, e forse finire non è la parola esatta; ma il peccato, quello, rimane immutato e immutabile, figlio di nemmeno io so bene cosa. Ma la Milano che sentivo a me vicina nei sentimenti e nelle sere universitarie non esiste più, e credo che, a ben guardare, non sia mai esistita. Oggi l'ufficio è spento, e non vedo come potrebbe essere altrimenti.

Addio dunque, ottava settimana dell'anno, che tanti scenari avresti potuto aprire, e che alla fine dei giochi hai chiuso tutto. Stavolta dal cassetto buio della storia non è stato trovato nemmeno lo straccio di un biglietto di scuse.

Thursday 22 February 2007

But I'll be back before the summer

Dov'è finita quell'ispirazione che avevo? Non sono più in grado di scrivere qualcosa di sensato, che sia una pagina o una riga.
E' Milano che mi ha rubato lo spirito ironico che avevo. Questa Milano fredda e inospitale, che a tratti sembra un po' la Bisanzio già cantata da Guccini, quella piena di filosofi ed eteree, di un imperatore sposo di puttana, per le cui vie si sente bestemmiare in alamanno o in goto, e tutti attendono il compiersi di un destino che mai si compirà. Non è la Milano poetica e affascinante che Buzzati seppe tratteggiare con la semplicità coinvolgente di un romanzo tutto improntato sull'impossibilità di conoscere l'altro, fosse anche la donna della tua vita.
Sabato scorso, si parla di data 17 febbraio 2007, un aereo della sconquassata Alitalia è atterrato all'aeroporto di Malpensa. Il quale aeroporto, lo dico come precisazione assolutamente interessata, appartiene al territorio di Somma Lombardo, e quindi in piena provincia di Varese. Milano, di aeroporti, ha solo Linate. Comunque, questa è un'altra storia, e se verrà raccontata più avanti forse ci sarà spazio anche per certi zombie emersi mesi fa dai banchi del check in.
L'aereo in questione arrivava da lontano, da molto lontano. Sempre Europa, ma un'Europa strana, diversa, quasi estranea agli agi e alle comodità del nostro bel paese, dove i governi cadono e il giorno dopo si riformano come se nulla fosse successo. Dove l'attenzione è posta sui fischi negli stadi, e dove in forza di una manifestazione si blocca il progresso. Là, invece, di problemi ce ne sono altri, ben più gravi, ma forse meno venati da quel moralismo che ormai è impossibile dissipare.
Dopo l'aereo c'è stato il treno, in partenza dalla Stazione Centrale, che adesso, ahimè, non è più la Centrale del portoghese che telefonava divertendosi come un matto sotto il tabellone degli arrivi, e non è più la Centrale di una sera d'agosto in cui, allora sì, un certo destino iniziò a compiersi, spinto da un'ultima sigaretta al gusto di fritto cinese, seguita ad un caffè che invece aveva tutto il sapore di una promessa. Ma si sta divagando.
Dalla Centrale a Verona, e tanti saluti a tutti. Che, nell'accezione specifica, significa tanti saluti al sottoscritto. Una settimana può passare in un amen, oppure può essere lunga come gli inverni del Nord Italia. Questa settimana è di quelle che rimangono, e se oggi è giovedi è solo perchè le giornate hanno comunque ventiquattro ore, volenti o nolenti, ma nelle mie notti da trecentosessanta minuti e anche meno sono parse l'eternità di un overtime decisivo per il titolo.
Sveglia, treno, ufficio, pranzo, ufficio, treno, casa, cena, qualche fuori programma serale: eccoli, i miei cinque giorni lavorativi. Una routine assolutamente piacevole, ma che ha il potere di sfiancarti come nemmeno la salita infinita verso la baita del Capodanno. E quando hai il cuore carico di aspettative beh, non è per niente vero che il tempo scorra come impazzito. Perchè pazzo lo è davvero, ma solo perchè sembra essersi fermato.
E al termine di un secolo, forse, ci saranno solo due minuti. E al termine di un secolo, probabilmente, non ci sarà che un saluto abbozzato nel freddo intenso di via Canova. E magari, a voler essere cinicamente realisti, non ci sarà spazio nemmeno per stringersi la mano. Non è chiaro quello per cui stiamo aspettando, figuriamoci se può essere evidente il futuro prossimo, inteso come weekend in arrivo.
Un altro aereo partirà, stavolta con percorso inverso, e sarà finita. E lì sì che si parlerà di routine di tutti i giorni. Peccato.
Ma poi perchè peccato, quando le notti folli con il cellulare occupato fino alle due non ci sono più. Perchè peccato, se di caselli non ne devo più pagare. Perchè peccato, se a giugno i Pearl Jam torneranno in Italia e io, ancora una volta, ci sarò.
Viene da dire che il peccato è quello di non aver dato ascolto a chi aveva già capito tutto con due anni d'anticipo. Un giorno pensavo di essere io, quello che aveva ragione.
Se avessi saputo allora quello che so adesso.

Tuesday 20 February 2007

Pastarito

Nessun intervento concreto finchè non mi verrà comunicato: "E' al Pastarito a consumare la sua ultima cena prima del suicidio".
Questa ve la potrei anche spiegare, ma non so nemmeno se ne valga la pena. Forse certe cose è meglio lasciare che si spieghino da sole.
Invece, siete mai stati al Pastarito? E' questa la cosa importante.
Un locale vuoto e desolante fa da sfondo alla vostra cena. Può capitare a volte che lo stereo - quando è acceso - passi Padremadre, ma la storia ci insegna che certi fenomeni, una volta accaduti, non sono ripetibili. Cameriere ai limiti della decenza estetica e spesso persino oltre. Pasta avara di sale. Avventori solitari a qualche angolo della sala.
La sera del mio suicidio sarò certamente da Pastarito.

Monday 19 February 2007

Hail to the Blog

Sembra che ce l'abbiamo fatta. Nello spazio di una notte, quella appena trascorsa (malissimo, tra l'altro, colpa dell'hamburger di casa Giampaolo consumato alle dieci di sera), è nato questo blog, dal titolo quantomeno altisonante, che altro non vuole essere se non un punto di raccolta di immagini più o meno deliranti, scene di vita realmente vissuta e giusto colorita in qualche particolare, tanto per dare un tono ai racconti.

Di carne al fuoco ce n'è tanta, basti pensare a tutti questi anni folli... dal "VUUUUUUUU!!!!" della macchina di Mich Gavinelli a "Pronto, Corelli?", fino ad arrivare al nuovissimo "Ma chettebbevi, la GLASSSSSA?!?!?".

Buona lettura quindi, con un grazie particolare a Ingra per aver creato questo spazio e per averne in cura la grafica e l'impostazione.

A breve i primi aggiornamenti!!

CiccioRana