Thursday 17 April 2008

Friday 16 November 2007

Thursday 12 July 2007

Si torna in A, si riparte, contro tutto e tutti
























11 luglio 2007: la nuova Juve riparte da Vinovo. Magliette da passeggio rosse fiammanti, sorrisi e strette di mano, Del Piero e compagni si sono radunati questo mercoledi, pronti per l'avventura più difficile, interessante ed emozionante di sempre: la prima volta, nella sua ultracentenaria storia, da neopromossa.
E' passato quasi un anno da quel tragico 14 luglio 2006: una sentenza ormai annunciata spediva i bianconeri in serie B con 30 punti di penalizzazione (penalità che sarebbe poi stata ridotta a 17 punti, e infine a 9). Un'umiliazione per tutto il popolo juventino, nonchè lo smembramento di una squadra fortissima e solidissima, con in più l'atroce beffa di vedere gente come Ibrahimovic e Vieira finire all'Inter. Quell'Inter che nel giro di nove mesi si sarebbe poi presa uno scudetto a tavolino, uno sul campo ma frutto di decisioni in tribunale e il disprezzo dell'Italia del calcio, schifata dall'arroganza dei suoi uomini-guida, che sbandieravano ai quattro venti la loro onestà e superiorità.
Adesso, però, la musica è cambiata. Il 19 maggio, al termine di una stagione sofferta, strana, a tratti quasi surreale, il 5-1 di Arezzo ha restituito alla Juve il suo posto di sempre: la serie A.
Come si comporterà il nuovo corso bianconero? Proviamo a fare il punto della situazione fino a qui, consapevoli che si tratta di impressioni e non certo di sicurezze indistruttibili.
La vecchia guardia
Di sicuro era il problema più spinoso. Resteranno i vari Buffon, Nedved, Trezeguet, Camoranesi? Dalla loro decisione sarebbe dipesa gran parte della campagna acquisti bianconera, nonchè i destini della stagione. Soprattutto il futuro di Gigi preoccupava non poco: con lui, 15-20 punti in classifica sono garantiti. Il portiere della Nazionale ha riflettuto a lungo, a lungo è stato accostato a Milan e Inter, ma i rinnovi di Dida e Julio Cesar l'hanno sempre più avvicinato alla conferma. La quale è puntualmente avvenuta, con rinnovo del contratto che lo blinda praticamente a vita a Torino.
Una volta firmato lui, gli altri l'hanno seguito a ruota, anche se con un po' di apprensione. Nell'ultima partita di serie B, in casa contro lo Spezia, Trezeguet ha segnato il suo quindicesimo gol stagionale; poi si è girato verso la tribuna dove sedeva la dirigenza e, mimando con le mani il numero delle sue reti, ha inequivocabilmente fatto capire che "io ho fatto quello che avevo promesso, e adesso me ne vado", ribadendo il concetto nelle interviste del dopo partita. Un gesto che ha fatto il giro del mondo, e che ha reso necessario ricucire lo strappo con lo straniero più prolifico nella storia del club (140 gol in sette anni, non esattamente bruscolini). Trezeguet ha finito per rinnovare, lo stesso ha fatto Camoranesi, colui che sembrava essere il più arrabbiato e deluso di tutti a cominciare dal luglio scorso, quando era rimasto più per costrizione che per scelta personale, sperando in una chiamata di Lione o Valencia per l'anno venturo.
Nedved giocherà un altro anno, dopo aver spaventato tutti dichiarandosi deluso dal primo incontro; una cena a due tra lui e Secco ha messo tutto a posto. Di Del Piero non parliamo, ovviamente: lui è il capitano, lui è la Juve: non ha ancora rinnovato il contratto (in scadenza nel 2008), ma Alex è bianconero a vita, lo si sa da tempo.
L'allenatore
Non è bastata la promozione a Didier Deschamps. Il francese, che aveva accettato di traghettare la Juve nell'anno più nero della sua storia, si è dimesso a seguito della gara di Arezzo, all'indomani della festa-promozione. Andato in panchina a Mantova la domenica successiva, se n'è poi andato carico di tristezza, si dice per incomprensioni con il direttore sportivo Alessio Secco riguardo alle strategie di mercato. Qualcuno ha tirato un sospiro di sollievo, non giudicando Didì adatto ad un campionato come la serie A.
Dopo la sua partenza, le ipotesi sul sostituto si sono rincorse come sull'autodromo di Indianapolis. Prandelli, Novellino, Guidolin i nomi più gettonati. Ma la Juve aveva un sogno: riportare a Torino Marcello Lippi, il CT del Mondiale di Germania, della Coppa alzata dopo 24 anni; ma, soprattutto, l'allenatore che ha vinto tutto in bianconero, riportando la Juve in cima all'Italia e all'Europa dopo un decennio avaro di trofei.
Lippi, però, non si sentiva pronto. Sostenevano che si fosse accasato con il Milan, e che sotto il Duomo si sarebbe portato Buffon. Dicevano che sarebbe potuto arrivare a campionato iniziato, con Antonio Conte a iniziare la stagione per poi lasciargli il timone. Nessuno aveva ragione. La verità è che il Paul Newman italiano aveva in mente di riposarsi ancora per un po', indipendentemente dalla destinazione; così, è stato chiamato Claudio Ranieri, romano, che in carriera non ha vinto niente, ma che ha traghettato un Chelsea non ancora pieno di campioni strapagati alla semifinale di Champions League e a giugno ha condotto il Parma a una salvezza che a Natale sembrava impossibile. Le prime dichiarazioni del mister sono state di elogio per la società e di battaglia: vogliamo dar fastidio a tutti, non mi va di pronunciare la parola scudetto, voglio solo provare a vincerlo, e avanti su questo tono. Ai tifosi è subito piaciuto. Toccherà a lui giudare la Juve verso la completa resurrezione.
Il mercato
Ed eccoci alla parte più interessante della nostra analisi. D'accordo, la Juve è di nuovo in serie A, ma con chi giocherà l'anno prossimo? Quali saranno gli acquisti? Saprà la nuova dirigenza farsi rispettare in sede di calcio mercato?
Detto delle conferme dei big, gli acquisti erano un grosso punto di domanda. Fin da marzo, ovvero da quando si è capito che la Juve al 99,9% non avrebbe mancato la promozione, sono usciti migliaia di nomi, senza criterio.
Grygera e Salihamidzic sono arrivati a parametro zero fin dall'anno scorso. Due buoni acquisti, ma è chiaro che il popolo voleva altro.
I nomi sono stati tantissimi, veri o falsi che fossero. Frings a un certo punto ha confermato di essere stato a Torino e di aver quasi deciso di firmare, ma alla fine ha rinnovato con il Werder Brema. Huntelaar è stato seguito a lungo (ed è seguito tuttora, anche se la conferma di Trezeguet ha reso il suo acquisto meno urgente), Saviola poteva arrivare gratis ma è mancato l'affondo decisivo, Rio Mavuba era più che altro un pallino di Deschamps: partito lui, il centrocampista francese non ha più avuto chances.
Ad ogni modo, la Juve aveva bisogno di almeno due centrali difensivi, di un centrocampista, di un attaccante di riserva.
Iaquinta non si discute: ottimo attaccante, prima punta che non disdegna l'esterno destro (usato così da Lippi al Mondiale), sette anni importanti a Udine.
Almiron a Empoli è stato strepitoso, non solo per i gol: se i toscani hanno raggiunto lo storico traguardo della Coppa UEFA, molto del merito è di questo argentino che è il sosia di Veron non solo nell'aspetto fisico. Tutto da verificare in una realtà completamente diversa, ma il talento non manca.
Tiago è il vero grande colpo di Secco: il portoghese è reduce da due splendide stagioni al Lione dominatore in Francia e nettamente cresciuto in Europa; con Juninho Pernambucano ha formato una linea insormontabile e di grande qualità in mezzo al campo. Ricorda molto Perrotta nello stile e negli inserimenti continui verso la porta. D'accordo, in Italia non ha mai giocato, ma è lo stesso discorso che si sarebbe potuto fare per Kakà, Zidane e Ronaldo. A lui Ranieri affiderà le chiavi del centrocampo; a lui, che ha detto di voler rinverdire i fasti portoghesi a Torino, memore di Rui Barros e, soprattutto, Paulo Sousa.
Jorge Andrade merita un capitolo a parte. Abbiamo detto che la Juve aveva un disperato bisogno di un difensore centrale. Criscito, riscattato dal Genoa, è un affare: 20 anni, futuro già scritto, ma da affiancare a un uomo di esperienza e maturità (addirittura si sta pensando di lasciarlo un altro anno in Liguria: chi scrive non è per niente d'accordo con questa soluzione).
Secco e Blanc si sono rimboccati le maniche e hanno setacciato l'Europa alla ricerca di una firma. Il ritorno di Cannavaro (non del tutto sfumato), Luisao del Benfica, Alex del Chelsea (ma parcheggiato al PSV), Barzagli. Poi è sbucata la pista Gabriel Milito: l'argentino del Saragozza è arrivato a un passo dal vestire il bianconero; senonchè il club spagnolo si è montato la testa e ha scatenato un'asta intorno al suo gioiello (?), asta vinta infine dal Barcellona, che dopo Henry, Abidal e Yaya Toure ha speso 20,5 milioni di Euro per un giocatore che forte lo è, ma nemmeno così tanto.
Ancora più assurda la vicenda Pepe: per il centrale brasiliano, fermo da tempo per un grave infortunio, il Porto si è visto versare nelle casse addirittura 30 milioni di Euro. Da chi? Ma dal Real Madrid, ovviamente, dal momento che Calderon di calcio capisce meno di un neonato e ha acqustato lui e Metzelder pur avendo in rosa Sergio Ramos e Cannavaro (e Cicinho a destra, dichiarato incedibile nello stesso istante in cui il presidente chiedeva Daniel Alves al Siviglia). Per questo qualche nostalgico della corazzata che fu ha letto in questa operazione un possibile ritorno dell'attuale Pallone d'Oro, che in effetti non è da escludere (anche se Ranieri ha chiuso le porte a questa eventualità, si parla comunque di un'offerta di sei milioni). Così alla fine, per 9,5 milioni di Euro, è stato preso Andrade, titolare della nazionale portoghese, miglior giocatore di Euro 2004, bloccato quest'anno da un infortunio ma di sicuro affidamento. Solo per il prezzo, è un affare. In più, è un giocatore rapido e preciso nelle chiusure, non male neppure in fase di impostazione, e con grande esperienza in campo internazionale (al proposito, Buffon ha detto: "Ancora mi ricordo le 'bambole' che prendevamo col Deportivo"). Il suo contratto non è stato ancora depositato in Lega ("Mancano un paio di dettagli", ha fatto sapere l'a.d. Blanc), e si mormora di una clausola di rescissione nell'anno solare in caso di nuovo crack del ginocchio.
E' evidente, a mio parere, che il mercato non è chiuso. Le priorità sono state portate a termine, ma ci sono margini per altri colpi. Se la Juve avesse voluto UNICAMENTE un difensore, avrebbe speso 20 milioni per Milito, che era la prima opzione; il fatto che ne siano stati sborsati meno della metà (e, sia detto per inciso, Andrade vale più di Milito) fa pensare che possa arrivare, che so, Barzagli (anche se Zamparini l'ha blindato, dimostrando ben poca riconoscenza dopo che gli abbiamo praticamente regalato Miccoli).
Sul fronte attacco, siamo a posto così: Trezeguet-Del Piero titolari, Iaquinta e Palladino pronti a subentrare: non avendo una Champions League da giocare, quattro uomini vanno più che bene. Meglio però cautelarsi per il futuro: Huntelaar potrebbe arrivare con 15 milioni, e un anno a osservare e giocare qualche partita con la "supervisione" di Trezeguet non potrebbe che fargli bene.
Capitolo giovani: anche qui, le strategie mi sembrano buone. Sono partiti Paro e Giovinco, certamente sacrificabili per un anno (Giovinco è un campioncino, ma ha bisogno di giocare con continuità per formarsi); sono rimasti Marchisio (era fondamentale, non è escluso che possa fare il titolare...), Palladino, Molinaro e Criscito, anche se quest'ultimo potrebbe andarsene per un'altra stagione. Nocerino, dato alla Fiorentina prima, al Napoli, poi, all'Udinese dopo ancora infine nuovamente alla Fiorentina, è stato blindato da Secco. Ottimo: il ragazzo è già titolare indiscusso dell'Under 21 e presto sentiremo parlare di lui. Infine, sembra sia stato bloccato Cacia, 14 gol lo scorso anno a Piacenza: l'attaccante verrebbe lasciato in Emilia almeno fino a gennaio.
Insomma, volendo dare un voto all'operato della società fino a oggi, non potrei che dare un bell'8, pieno. In attesa, certo, della chiusura del mercato; ma, ancor prima, del 26 agosto, data in cui prenderà il via il campionato. E, ovviamente, di Juve-Inter...







Monday 9 July 2007

IL MANIFESTO DI CLAUDIO RANIERI

Signor Ranieri, sta aspettando più lei la Juve o più la Juve lei?
"Siamo tutti curiosi di tutto, io per primo. Sento una grande elettricità. Tra pochi giorni comincia la più grande avventura professionale della mia vita".

Cosa la incuriosisce?
"Capire cos'è, oggi, la squadra chiamata Juventus. E cosa potrà diventare. E in quanto tempo".

Sarà impossibile non paragonarla all'ultima Juve in serie A: due scudetti, più tutto il resto.
"Ma quella squadra non esiste più. Ha perso tanti campioni, ha giocato in serie B, è tornata. Però adesso è un'altra cosa".

Che tipo di cosa?
"Una cosa nuovissima".

Ce la racconti.
"Le difficoltà saranno soprattutto mentali, non tecniche, non tattiche. La gente aspetterà sfracelli da noi, perché siamo la Juve e questa è la nostra vocazione storica. Però, attenti a non perdere di vista la realtà".

Basteranno le motivazioni, la rabbia, la voglia di rivincita?
"Saranno eccezionali moltiplicatori di energia. Nessuno, quest'anno, sarà più caricato di noi, questo è poco ma sicuro".

La carica speciale vi permetterà di battervi alla pari con Inter e Milan? "Ragioniamo freddamente, io non voglio illudere nessuno. Il sogno mi piace, la realtà di più. Le squadre sono fatte di sfumature: una piccola parola dell'allenatore, un cenno, e il giocatore capisce al volo. Ecco, questo le nostre avversarie ce l'hanno già, noi no".

È un invito alla pazienza? Saprà che i tifosi ne hanno sempre pochissima.
"Contro Inter e Milan, e contro tutti, ci batteremo ad armi pari. Se sei la Juve devi puntare a vincere subito e sempre. Dire che ci riusciremo sarebbe un proclama, giurare che ci metteremo l'anima è un dovere".

La parola scudetto è proibita?
"Non mi va di pronunciarla, mi va di provare a vincerlo".

Gli arbitri vi tratteranno in modo speciale? "Sia chiaro: la Juventus ha finito di scontare tutte le sue colpe, niente carichi pendenti. Se ci sarà un rigore a nostro favore, bisognerà fischiarlo. Mi spiego?".

Si spiega eccome. Mette le mani avanti?
"Seguendo la B da lontano, ma con occhio attento, quest'anno ho notato che talvolta non sono stati concessi alla Juve rigori sacrosanti. Non va bene. Chiedo agli arbitri di essere seri e responsabili, e ai miei giocatori di restare calmi e sereni. Il passato è passato".

Crede che la gente ne sia altrettanto convinta?
"I dirigenti hanno avuto il coraggio di ripulire completamente la casa. L'alone di sospetto è sparito, altrimenti sarebbe un'ingiustizia".

La Juventus ha scelto il miglior allenatore possibile?
"Ah ah ah, il meglio che c'era, è ovvio. Scherzi a parte, so che il sogno era un ritorno di Lippi. Giusto. Per me è un onore essere considerato il più adatto dopo di lui".

Anche per Lippi, la Juventus fu la prima grande occasione.
"Arrivò qui più giovane di me, e con meno esperienza. Ma tutti e due abbiamo avuto a disposizione una Ferrari".

È il tema del mese, da Capello in giù: meglio vincere o meglio il bel gioco?
"Meglio essere italiani, cioè forti, competitivi e fieri della nostra tradizione. Poi, se sei bello di solito vinci. Il Barcellona bellissimo vinceva, quello un po' meno bello ha perso".

La sua Juventus sarà bella?
"Sarà pratica. E se saprà anche piacere, meglio".

Quale virtù possiede Claudio Ranieri?

"Sa cavare il massimo da ogni giocatore".

Come vorrebbe la Juve?
"Eclettica, guastafeste. Una squadra camaleonte. I nostri calciatori sono abituati al 4-4-2? Okay, vediamo se è possibile aggiungere anche qualcosa di diverso. Parlerò, ascolterò, proverò. Giocheremo tante amichevoli proprio per questo. E sceglierò sempre basandomi su dati concreti, senza preclusioni. Mai guardato l'età o il pedigree di nessuno".

Che dire, dunque, dell'età e del pedigree di Alessandro Del Piero?
"Per me, la Juve è Del Piero. Stop. Mi ricordo quel giorno, con la mia Fiorentina stavo vincendo due a zero a Torino contro i bianconeri, poi si perde 3-2 e Del Piero inventa quel gol pazzesco in spaccata volante. Ecco chi è lui, per me".

Pensa che Trezeguet sia davvero felice di essere rimasto?
"Certo che sì. Quel suo famoso gesto con la mano mi stupì moltissimo: lo interpretai come la grande delusione di un ragazzo che non credeva di far parte di un progetto. Non era un problema di soldi o di contratto, solo di fiducia. Per quanto mi riguarda, non ho mai immaginato la Juve senza Trezeguet".

Si è convinto anche Camoranesi?
"Sono sicuro di averlo a disposizione, al meglio".

Avete preso Andrade?
"Lo aspetto, è il centrale difensivo che serviva: il capitano della nazionale portoghese, grande personalità, un leader. È reduce di un infortunio, però ha giocato ventidue partite col Deportivo La Coruña".

Sono previsti altri colpi di mercato?
"A occhio, siamo coperti in tutti i ruoli".

Il centrocampo non è un po' troppo offensivo?
"Tiago e Almiron sono due campioni, e non fatemi nominare gli altri. Tiago, in particolare, è anche abilissimo nel coprire, recupera centinaia di palloni. Nel Chelsea formava una robustissima cerniera con Makelele, dietro Lampard".

Nedved voleva quasi mollare.
"Mai visto nessuno correre così. Non smetterà certo adesso".

Dopodomani comincia il ritiro dell'anno zero: qual è il sogno di Claudio Ranieri?
"Che la Juve sia subito Juve. Che tutti entrino presto in sintonia: dipende solo da noi".

C'è un modo per riuscirci?
"I veterani devono trascinare i giovani, spiegando cosa significa Juventus. Sarà come un contagio. Ecco, io sogno un'epidemia bianconera".

Wednesday 4 July 2007

Considerazioni intorno a una stagione


Travestito da sogliola nelle chiare fresche acque della fonte Gaia, prima di trovare sollievo dal bordello del dico e non dico, delle terne arbitrali che non sembrano linci, da chi ama Markovski ma lo trova sempre difficile da misurare, da chi ama Pianigiani, ma trova sempre difficile dirgli bravo per le cose che fa bene e attento per quello che un esordiente può anche sbagliare. Via dalla pazza folla degli adulatori, di quelli che sapevano tutto troppo presto, fuga verso strade che non sono autostrade seguendo il pensiero di Pedro W. che non sempre si diverte se tratti male quelli che devono essere trattati male, scoprendo l’ipocrisia dopo l’ultimo sorriso, perché nella sostanza esiste un cielo dove si sentono tutti angeli, anche se non sono degni di essere considerati la nuova tribù del verbo essere.

Castagneti, funghi, zone del silenzio ascoltando bene cosa dice Vecchioni, cosa canta Alice, come raccontano il mondo quelli di Viva la Rai, facendo sosta, all’andata e al ritorno, nella contrada di Valserena, ai confini fra Emilia e Toscana, sopra Pian del Voglio, facendo la guardia alla casa del commissario P., di fianco a troppe case che Carlo, il genio del luogo, vorrebbe venderti dopo aver accontentato il palato e la mente. Ultimo viaggio per chi legge queste note. Ultimo sorso, ultime gocce.

Doveva vincere Siena perché era la più forte, così è accaduto. In finale poteva trovare le tre peripatetiche arrivate insieme a pari punti in quello che era il secondo posto di Lucignolo. Tutti Davide che, come dice argutamente Bianchini, hanno scoperto in fretta che al meglio delle cinque vincerebbe sempre Golia, se poi è un Golia bello e ben organizzato addio fichi. Milano è andata per terra perché non aveva fame, non aveva gioco, ma, soprattutto, non aveva difesa. Roma è andata fuori perché non aveva linci al seguito, perché era sbagliata alla nascita ed è cresciuta portandosi dietro tare di una malattia infantile che era poi il suo limite, Bodiroga a parte, si capisce, Repesa a parte, si capisce, anche chi lo punzecchia da Lillipozia sa bene che quando devi costruire sulle svendite, sugli scarti, su giocatori dal volto mascherato, puoi arrivare vicino all’oasi dei desideri, ma senza poterti abbeverare. La Virtus è stata l’ultima a cedere e lo ha fatto da grande società, con una discreta squadra, un eccellente allenatore, lo ha fatto anche se la serie di infortuni le hanno tolto le armi di cui aveva bisogno nel cuore dell’area, anche se ha camminato sul filo del rasoio inventandosi di tutto, ma non poteva bastare e sui brindisi festosi, gli allenamenti in piazza discuteremo in altri momenti, anche sotto la pressione di chi urla: se lo avessimo fatto noi ci avrebbero crocifisso dopo certe percentuali di tiro. Faticoso capire proprio tutto, difficile scoprire se è meglio fare o è meglio dormire.

Queste quattro vanno in Europa. Fa paura sapere che si sentono già in difficoltà perché sul piano economico la battaglia sarà durissima per avere giocatori che servono nell’unica vera grande arena di un basket europeo che così male non deve essere come hanno scoperto nella NBA decidendo che i premi andavano proprio a ragazzi cresciuti ai margini del sistema, anche se poi tutti si sono adeguati e finiranno nella globalizzazione del gioco isolato per marchesini del Grillo che zompano, zompano e devono essere curati dall’analista.

Siena è quasi pronta. Due incastri e sarà competitiva, ma ora deve pensare al palazzo nuovo, al charter fisso per risparmiare notti troppo lunghe, settimane senza tanti allenamenti, badando bene che non succeda come dopo il primo scudetto quando i grilli intorno al Campo hanno cominciato a parlare bene soltanto delle cicale, schiacciando le formiche operose.

Milano sembrava assetata di grande teatro, ma dopo aver sentito il Corbelli dichiarare che l’allenatore preferito, lo Scariolo malagueno, costa troppo, siamo rimasti tutti un po’ male. Ma come, con dietro Armani, tutti quegli sponsor, si parla di costi troppo alti? Certo non si predica per avere dei fessi che sprecano denaro, ma se gli stessi che hanno dato certi stipendi si fermano davanti al discorso quattrini per un tecnico che ormai sembra necessario è avvilente. Soprattutto perché i fatti hanno dimostrato che Djordjevic era stato lasciato solo, perché il biennale per Natali fa capire che il domani non sarà mai costruito su questa coppia manager - allenatore, perché mentre si fa il giro tondo di chiese sconsacrate altri portano via giocatori che qualcuno già vedeva in casacca Olimpia, tipo Goree.

Pagellone sul tigellone, ascoltando Tigellino, pagellone per le finaliste più che per i comprimari.

10 e lode a Romain Sato che tiene le sue mani forti sul sistema Montepaschi. Direte che è ripicca perché preferivamo lui a Mc Intyre come giocatore dell’anno. Forse. 10 A Minucci e Sabatini perché pur per strade diverse hanno disegnato due progetti che vale la pena di seguire.

9 al Kaukenas dell’ultimo tiro, delle grandinate contro Roma e Virtus fuori casa, delle partite da sesto uomo, delle sofferenze per aver dovuto sopportare quello che la logica gli diceva non fosse tanto logico. Magari tutti ascoltassero la voce della società e dei tecnici che sono pagati per guidare certi uomini, per sposare certe teorie. Restiamo nel dubbio aspettando l’autunno degli agenti bla bla blum.

8 a Guillerme Giovannoni perché dopo tanti tentativi pensavamo che non sarebbe mai arrivato ad essere il giocatore che vediamo adesso con la maglia Virtus.

7 A Joseph Forte che nell’euforia finale non si è dimenticato di ringraziare chi gli ha costruito intorno le mura per poter pensare sempre, o quasi sempre, al basket della squadra più che al suo.

6 ad Andrea Crosariol perché non avevamo visto male quando gli chiedevamo di pensare in grande, di pensare come pedina base per il gioco Virtus. Perché diffidiamo ancora dei suoi sorrisi perduti nel nulla. Perché ci hanno detto che sembrava crudeltà stuzzicarne orgoglio e ricerca di miglioramenti costanti. Perché lui dimostra che nella carestia se punti su certi giocatori italiani arrivi comunque ad avere qualcosa di più che da certi giullari con la bandana dello zio d’America.

5 a Rodolfo Rombaldoni perché siamo sicuri che avrebbe potuto essere più importante negli scudetti Fortitudo e Montepaschi, nelle medaglie azzurre. Lui è la fotografia di come troppa sensibilità, intelligenza, educazione, vengano spesso considerate qualità di secondo piano.

4 all’Amoroso fuggito dalla Cina, dalla maglia azzurra perché avrà avuto anche motivi seri, ma qualcosa non ci convince e questo andrà valutato da chi vorrebbe prenderlo da Montegranaro.

3 al genio del male che ha voluto una quinta partita fra Panathinakos ed Olympiakos a chi non ci ave va avvertito che i campioni d’Europa erano in flessione e la delusione d’Europa aveva ritrovato un passo, un tiro.

2 alla Lega per aver accettato tutte le finali in notturna, per non aver mai deliberato sulla obbligatorietà dell’aria condizionata, per non averci ancora urlato, tutta insieme: vogliamo migliorare imitando i più bravi.

1 ad Ettore Messina che rientrato in Italia è finito in ospedale per un brutto virus. Lui la chiamerà sfortuna, noi ci siamo sentiti orfani, Markovski si è sentito unica calamità per lo sberleffo, Pianigiani si è sentito defraudato perché voleva dimostrargli come i giovani allenatori italiani crescono ispirandosi a lui. Chi vuole aggiungere uno zero e farlo diventare 10 non troverà ostacoli.

0 al Corbelli che conferma e non conferma, che parla di allenatori troppo costosi per una società che aveva promesso al suo pubblico di fare tutto per essere ancora fra le prime in Europa. Svenarsi non ha senso, sbagliare investimenti è già stato fatto, ma risparmiare sui tecnici dimostra come il mare resti profondo per certi uomini rana.

Friday 29 June 2007

NBA Draft 2007


Stanotte, al Madison Square Garden di New York, si è tenuto il tanto atteso draft NBA. Atteso per due motivi: primo, per l'enorme potenziale che quest'anno approda tra i professionisti; secondo, per fare chiarezza e dare un minimo di concretezza alle possibili trade paventate nei giorni scorsi, Bryant e Garnett su tutti.

Per inciso, i due big per ora non si sono mossi da Los Angeles e Minnesota: troppo complesse le trattative per chiuderle in una sola notte.

Parlando di draft, nessuna sorpresa ai primi due pick: Greg Oden e Kevin Durant si accasano a Portland e Seattle, come da amplissime previsioni. Piuttosto, i Trail Blazers concretizzano una trade che, a parer mio, dà ancora più peso ad una franchigia che può seriamente tornare a grandi livelli: nell'Oregon sbarcano Steve Francis e Channing Frye (fino a pochi giorni fa ritenuto incedibile dall'entourage di New York); la Grande Mela accoglie Zach Randolph, Fred Jones e Dan Dickau, in un ennesimo smantellamento del roster alla disperata ricerca di risalita dal baratro.

Altro scambio importante è quello messo in piedi da Boston: i Celtics acquisiscono Ray "He got game" Allen da Seattle, che decide così di puntare tutto su Durant, e gira alla Emerald City Delonte West, Wally Sczerbiack (che il suo prime l'ha avuto ai tempi in cui affiancava Garnett ai TWolves) e la quinta scelta del draft, ovvero Jeff Green, scelto dai Sonics pochi minuti dopo l'affare. I tifosi dei Celtics, almeno a guardare i vari blog e forum, non sembrano averla presa troppo bene: ai biancoverdi serve più che altro un lungo, e invece è arrivata una point guard di 32 anni, pur dotata del miglior tiro da fuori di tutta la Lega.

Segue l'elenco dei primi due giri di chiamate, non prima di aver ricordato che Marco Belinelli è stato scelto con il numero 18 dai Golden State Warriors (erano la sua seconda preferenza) e, un po' per il gioco voluto da Nelson, un po' per la cessione di Jason Richardson a Charlotte, può avere molto spazio. I miei Lakers invece hanno puntato, oltre che sul cinese Sun Yue e su Marc Gasol, fratello di Pau, al secondo giro, sul playmaker di Georgia Tech Javaris Crittenton, 14.4 punti e 5.3 assist con gli Yellow Jackets, a lungo dato, nei mock predraft, in una posizione tra la 11 e la 14.

Sarò scettico e ormai deluso, ma prendere un play, per di più ancora acerbo, nel ruolo in cuisi è deciso di puntare su Farmar... non sarà, come sostiene qualcuno, che Kupchack e soci abbiano capito che Bryant non si può più trattenere e stiano cercando di impostare i prossimi anni sulle Lottery per rifondare da zero?

(un po' come fece Chicago agli inizi del 2000, per intenderci, obiettivo piuttosto riuscito).

Tra qualche giorno scopriremo la prima parte dell'enigma...

ROUND ONE

1. Portland Trail Blazers
Greg Oden, Center, Ohio State

2. Seattle SuperSonics
Kevin Durant, Forward, Texas

3. Atlanta Hawks
Al Horford, Forward/Center, Florida

4. Memphis Grizzlies
Mike Conley Jr., Guard, Ohio State

5. Boston Celtics
Jeff Green, Forward, Georgetown (to Seattle)

6. Milwaukee Bucks
Yi Jianlian, Forward, China

7. Minnesota Timberwolves
Corey Brewer, Forward, Florida

8. Charlotte Bobcats
Brandan Wright, Forward, North Carolina (to Golden State)

9. Chicago (from New York)
Joakim Noah, Forward/Center, Florida
10. Sacramento Kings
Spencer Hawes, Center, Washington

11. Atlanta Hawks (from Indiana)
Acie Law IV, Guard, Texas A&M

12. Philadelphia 76ers
Thaddeus Young, Forward, Georgia Tech

13. New Orleans Hornets
Julian Wright, Forward, Kansas

14. Los Angeles Clippers
Al Thornton, Forward, Florida State

15. Detroit Pistons (from Orlando)
Rodney Stuckey, Guard, Eastern Washington

16. Washington Wizards
Nick Young, Guard/Forward, Southern California

17. New Jersey Nets
Sean Williams, Forward/Center, Boston College

18. Golden State Warriors
Marco Belinelli, Guard, Italy

19. Los Angeles Lakers
Javaris Crittenton, Guard, Georgia Tech

20. Miami Heat
Jason Smith, Forward/Center, Colorado State (to Philadelphia)

21. Philadelphia 76ers (from Denver)
Daequan Cook, Guard, Ohio State (to Miami)

22. Charlotte Bobcats (from Toronto)
Jared Dudley, Forward, Boston College

23. New York Knicks (from Chicago)
Wilson Chandler, Forward, DePaul

24. Phoenix Suns (from Cleveland)
Rudy Fernandez, Guard, Spain (to Portland)

25. Utah Jazz
Morris Almond, Guard, Rice

26. Houston Rockets
Aaron Brooks, Guard, Oregon

27. Detroit Pistons
Arron Afflalo, Guard, UCLA

28. San Antonio Spurs
Tiago Splitter, Forward, Brazil

29. Phoenix Suns
Alando Tucker, Forward, Wisconsin

30. Philadelphia 76ers (from Dallas)
Petteri Koponen, Guard, Finland (to Portland)

ROUND TWO

31. Seattle SuperSonics (from Memphis)
Carl Landry, Forward, Purdue

32. Boston Celtics
Gabe Pruitt, Guard, Southern California

33. San Antonio Spurs (from Milwaukee)
Marcus Williams, Forward, Arizona

34. Dallas Mavericks (from Atlanta)
Nick Fazekas, Forward, Nevada

35. Seattle Supersonics
Glen Davis, Forward, Louisiana State (to Boston)

36. Golden State Warriors (from Minnesota)
Jermareo Davidson, Forward, Alabama (to Charlotte)

37. Portland Trail Blazers
Josh McRoberts, Forward, Duke

38. Philadelphia 76ers (from New York)
Kyrylo Fesenko, Center, Ukraine (to Utah)

39. Miami Heat (from Sacramento)
Stanko Barac, Center, Bosnia (to Indiana)

40. Los Angeles Lakers (from Charlotte)
Sun Yue, Guard, China

41. Minnesota Timberwolves (from Philadelphia)
Chris Richard, Forward, Florida

42. Portland Trail Blazers (from Indiana)
Derrick Byars, Guard/Forward, Vanderbilt (to Philadelphia)

43. New Orleans Hornets
Adam Haluska, Guard, Iowa

44. Orlando Magic
Reyshawn Terry, Forward, North Carolina (to Dallas)

45. Los Angeles Clippers
Jared Jordan, Guard, Marist

46. Golden State Warriors (from New Jersey)
Stephane Lasme, Forward, Massachusetts

47. Washington Wizards
Dominic McGuire, Forward, Fresno State

48. Los Angeles Lakers
Marc Gasol, Center, Spain

49. Chicago Bulls (from Golden State)
Aaron Gray, Center, Pittsburgh

50. Dallas Mavericks (from Miami)
Renaldas Seibutis, Guard, Lithuania

51. Chicago Bulls (from Denver)
Jameson Curry, Guard, Oklahoma State

52. Portland Trail Blazers (from Toronto)
Taurean Green, Guard, Florida

53. Portland Trail Blazers (from Chicago)
Demetris Nichols, Forward, Syracuse (to New York)

54. Houston Rockets (from Cleveland)
Brad Newley, Guard, Australia

55. Utah Jazz
Herbert Hill, Forward/Center, Providence (to Philadelphia)

56. Milwaukee Bucks (from Houston)
Ramon Sessions, Guard, Nevada

57. Detroit Pistons
Sammy Mejia, Guard, DePaul

58. San Antonio Spurs
Giorgos Printezis, Forward, Greece (to Toronto)

59. Phoenix Suns
D.J. Strawberry, Guard, Maryland

60. Dallas Mavericks
Milovan Rakovic, Forward, Serbia (to Orlando)