Wednesday 20 June 2007

Telenovela Bryant: Chicago ultima puntata?


Appena finite le finali NBA, torna alla ribalta il tormentone dell’estate: l’infausto destino di Kobe Bryant. Prigioniero di un contratto faraonico e di una franchigia tristemente decadente, il fuoriclasse losangelino ha ripreso a rilasciare pugnaci dichiarazioni. Dopo la smentita alla sua prima, tuonante minaccia di fine maggio "I want to be traded", apparentemente sedata dall’intervento "zen" di coach Phil Jackson, ora il buon Kobe è tornato alla carica.

"Più penso al futuro, più mi convinco che io e i Lakers abbiamo due visioni differenti. I Lakers stanno programmando un piano da qui a quattro anni, una cosa diversa da quella che il presidente mi ha prospettato quando abbiamo allungato il contratto. Oggi è uno di quei giorni surreali per me e la mia famiglia. C’è una nuova strada davanti a me. Quando tu ami qualcosa così tanto, come io amo i Lakers, è difficile pensare a un futuro da qualche altra parte, ma l'unica cosa che non sacrificherò mai, quando si parla di basket, è la vittoria. E' nel mio Dna, è quello che mi spinge a lavorare nel modo più duro possibile."

Il quadro sembra delinearsi chiaramente. I tre anni post O’Neal sono stati fallimentari per i Lakers. Solo l’anno scorso i giallo-viola hanno tenuto fede al loro blasone, dando filo da torcere ai Phoenix Suns in una serie equilibratissima, vinta da Nash e soci alla settima partita. A parte quel guizzo, mai la squadra ha dato l’impressione di poter essere competitiva. Le scelte di mercato dei dirigenti losangelini sono sempre state incomprensibili e all’insegna dell’immobilismo: caduta anche la chimera Garnett, pare proprio che Kobe voglia tornare a vincere l’anello altrove. Lo scambio sulla bocca di tutti sarebbe quello coi Chicago Bulls: il divo Kobe approderebbe sulle sponde del Lago Michigan in cambio dell’esplosivo Deng, del cecchino Gordon , forse di Wallace e di un altro paio di dettagli in quella che sarebbe la più mastodontica trade da tempo immemorabile.

Difficile dire se lo scambio andrà in porto. La sensazione è che non sia però un grande affare per entrambe le parti. I Bulls sono una squadra fortissima, che si basa fondamentalmente sul collettivo, e bisognerà vedere come vi si inserirebbe un giocatore da 40 tiri a partita come Bryant. Deng e Gordon sono però stati i due giocatori chiave dell’ascesa della franchigia sei volte campione del mondo. Bryant sarebbe affiancato dal talentuoso Hinrich, dall’esplosivo Nocioni e dal potente Tyrus Thomas. Hinrich e Nocioni, coi loro jumpers, potrebbero certamente sfruttare meglio di quanto non abbiano fatto i compagni di Kobe nei Lakers le attenzioni dedicate a Bryant: mancherebbe però qualcuno in grado di fare il classico "score on the block"; insomma, il classico Pippen della situazione, visto che nemmeno Jordan vinceva i titoli da solo. Già, MJ: il convitato di pietra. Per Kobe non sarà certo facile giocare in quello che fu il tempio del più grande di sempre, senza contare che coach Scott Skiles non avrà nei confronti delle bizzarrie da prima donna di Kobe la stessa indulgenza zen di Phil Jackson. Per altro, coi declinanti Pistons, a Est si prevede uno scontro tra Cleveland e Miami in futuro: spazio per Chicago potrebbe in fondo esserci, chissà. Per quanto riguarda i Lakers, l’addio di Bryant sarebbe un gravissimo danno di immagine. Un ideale quintetto Deng-Gordon-Odom-Wallace-Bynum non sembra poi essere in grado di eclissare le corazzate della Western Conference, senza contare che l’anno prossimo Portland tornerà grande col prodigio Oden e Seattle promette di fare altrettanto.

Insomma: i Lakers farebbero meglio a tentare di recuperare in pochi giorni tutto quello che non hanno fatto in tre anni di stagnazione.

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