Thursday 12 July 2007

Si torna in A, si riparte, contro tutto e tutti
























11 luglio 2007: la nuova Juve riparte da Vinovo. Magliette da passeggio rosse fiammanti, sorrisi e strette di mano, Del Piero e compagni si sono radunati questo mercoledi, pronti per l'avventura più difficile, interessante ed emozionante di sempre: la prima volta, nella sua ultracentenaria storia, da neopromossa.
E' passato quasi un anno da quel tragico 14 luglio 2006: una sentenza ormai annunciata spediva i bianconeri in serie B con 30 punti di penalizzazione (penalità che sarebbe poi stata ridotta a 17 punti, e infine a 9). Un'umiliazione per tutto il popolo juventino, nonchè lo smembramento di una squadra fortissima e solidissima, con in più l'atroce beffa di vedere gente come Ibrahimovic e Vieira finire all'Inter. Quell'Inter che nel giro di nove mesi si sarebbe poi presa uno scudetto a tavolino, uno sul campo ma frutto di decisioni in tribunale e il disprezzo dell'Italia del calcio, schifata dall'arroganza dei suoi uomini-guida, che sbandieravano ai quattro venti la loro onestà e superiorità.
Adesso, però, la musica è cambiata. Il 19 maggio, al termine di una stagione sofferta, strana, a tratti quasi surreale, il 5-1 di Arezzo ha restituito alla Juve il suo posto di sempre: la serie A.
Come si comporterà il nuovo corso bianconero? Proviamo a fare il punto della situazione fino a qui, consapevoli che si tratta di impressioni e non certo di sicurezze indistruttibili.
La vecchia guardia
Di sicuro era il problema più spinoso. Resteranno i vari Buffon, Nedved, Trezeguet, Camoranesi? Dalla loro decisione sarebbe dipesa gran parte della campagna acquisti bianconera, nonchè i destini della stagione. Soprattutto il futuro di Gigi preoccupava non poco: con lui, 15-20 punti in classifica sono garantiti. Il portiere della Nazionale ha riflettuto a lungo, a lungo è stato accostato a Milan e Inter, ma i rinnovi di Dida e Julio Cesar l'hanno sempre più avvicinato alla conferma. La quale è puntualmente avvenuta, con rinnovo del contratto che lo blinda praticamente a vita a Torino.
Una volta firmato lui, gli altri l'hanno seguito a ruota, anche se con un po' di apprensione. Nell'ultima partita di serie B, in casa contro lo Spezia, Trezeguet ha segnato il suo quindicesimo gol stagionale; poi si è girato verso la tribuna dove sedeva la dirigenza e, mimando con le mani il numero delle sue reti, ha inequivocabilmente fatto capire che "io ho fatto quello che avevo promesso, e adesso me ne vado", ribadendo il concetto nelle interviste del dopo partita. Un gesto che ha fatto il giro del mondo, e che ha reso necessario ricucire lo strappo con lo straniero più prolifico nella storia del club (140 gol in sette anni, non esattamente bruscolini). Trezeguet ha finito per rinnovare, lo stesso ha fatto Camoranesi, colui che sembrava essere il più arrabbiato e deluso di tutti a cominciare dal luglio scorso, quando era rimasto più per costrizione che per scelta personale, sperando in una chiamata di Lione o Valencia per l'anno venturo.
Nedved giocherà un altro anno, dopo aver spaventato tutti dichiarandosi deluso dal primo incontro; una cena a due tra lui e Secco ha messo tutto a posto. Di Del Piero non parliamo, ovviamente: lui è il capitano, lui è la Juve: non ha ancora rinnovato il contratto (in scadenza nel 2008), ma Alex è bianconero a vita, lo si sa da tempo.
L'allenatore
Non è bastata la promozione a Didier Deschamps. Il francese, che aveva accettato di traghettare la Juve nell'anno più nero della sua storia, si è dimesso a seguito della gara di Arezzo, all'indomani della festa-promozione. Andato in panchina a Mantova la domenica successiva, se n'è poi andato carico di tristezza, si dice per incomprensioni con il direttore sportivo Alessio Secco riguardo alle strategie di mercato. Qualcuno ha tirato un sospiro di sollievo, non giudicando Didì adatto ad un campionato come la serie A.
Dopo la sua partenza, le ipotesi sul sostituto si sono rincorse come sull'autodromo di Indianapolis. Prandelli, Novellino, Guidolin i nomi più gettonati. Ma la Juve aveva un sogno: riportare a Torino Marcello Lippi, il CT del Mondiale di Germania, della Coppa alzata dopo 24 anni; ma, soprattutto, l'allenatore che ha vinto tutto in bianconero, riportando la Juve in cima all'Italia e all'Europa dopo un decennio avaro di trofei.
Lippi, però, non si sentiva pronto. Sostenevano che si fosse accasato con il Milan, e che sotto il Duomo si sarebbe portato Buffon. Dicevano che sarebbe potuto arrivare a campionato iniziato, con Antonio Conte a iniziare la stagione per poi lasciargli il timone. Nessuno aveva ragione. La verità è che il Paul Newman italiano aveva in mente di riposarsi ancora per un po', indipendentemente dalla destinazione; così, è stato chiamato Claudio Ranieri, romano, che in carriera non ha vinto niente, ma che ha traghettato un Chelsea non ancora pieno di campioni strapagati alla semifinale di Champions League e a giugno ha condotto il Parma a una salvezza che a Natale sembrava impossibile. Le prime dichiarazioni del mister sono state di elogio per la società e di battaglia: vogliamo dar fastidio a tutti, non mi va di pronunciare la parola scudetto, voglio solo provare a vincerlo, e avanti su questo tono. Ai tifosi è subito piaciuto. Toccherà a lui giudare la Juve verso la completa resurrezione.
Il mercato
Ed eccoci alla parte più interessante della nostra analisi. D'accordo, la Juve è di nuovo in serie A, ma con chi giocherà l'anno prossimo? Quali saranno gli acquisti? Saprà la nuova dirigenza farsi rispettare in sede di calcio mercato?
Detto delle conferme dei big, gli acquisti erano un grosso punto di domanda. Fin da marzo, ovvero da quando si è capito che la Juve al 99,9% non avrebbe mancato la promozione, sono usciti migliaia di nomi, senza criterio.
Grygera e Salihamidzic sono arrivati a parametro zero fin dall'anno scorso. Due buoni acquisti, ma è chiaro che il popolo voleva altro.
I nomi sono stati tantissimi, veri o falsi che fossero. Frings a un certo punto ha confermato di essere stato a Torino e di aver quasi deciso di firmare, ma alla fine ha rinnovato con il Werder Brema. Huntelaar è stato seguito a lungo (ed è seguito tuttora, anche se la conferma di Trezeguet ha reso il suo acquisto meno urgente), Saviola poteva arrivare gratis ma è mancato l'affondo decisivo, Rio Mavuba era più che altro un pallino di Deschamps: partito lui, il centrocampista francese non ha più avuto chances.
Ad ogni modo, la Juve aveva bisogno di almeno due centrali difensivi, di un centrocampista, di un attaccante di riserva.
Iaquinta non si discute: ottimo attaccante, prima punta che non disdegna l'esterno destro (usato così da Lippi al Mondiale), sette anni importanti a Udine.
Almiron a Empoli è stato strepitoso, non solo per i gol: se i toscani hanno raggiunto lo storico traguardo della Coppa UEFA, molto del merito è di questo argentino che è il sosia di Veron non solo nell'aspetto fisico. Tutto da verificare in una realtà completamente diversa, ma il talento non manca.
Tiago è il vero grande colpo di Secco: il portoghese è reduce da due splendide stagioni al Lione dominatore in Francia e nettamente cresciuto in Europa; con Juninho Pernambucano ha formato una linea insormontabile e di grande qualità in mezzo al campo. Ricorda molto Perrotta nello stile e negli inserimenti continui verso la porta. D'accordo, in Italia non ha mai giocato, ma è lo stesso discorso che si sarebbe potuto fare per Kakà, Zidane e Ronaldo. A lui Ranieri affiderà le chiavi del centrocampo; a lui, che ha detto di voler rinverdire i fasti portoghesi a Torino, memore di Rui Barros e, soprattutto, Paulo Sousa.
Jorge Andrade merita un capitolo a parte. Abbiamo detto che la Juve aveva un disperato bisogno di un difensore centrale. Criscito, riscattato dal Genoa, è un affare: 20 anni, futuro già scritto, ma da affiancare a un uomo di esperienza e maturità (addirittura si sta pensando di lasciarlo un altro anno in Liguria: chi scrive non è per niente d'accordo con questa soluzione).
Secco e Blanc si sono rimboccati le maniche e hanno setacciato l'Europa alla ricerca di una firma. Il ritorno di Cannavaro (non del tutto sfumato), Luisao del Benfica, Alex del Chelsea (ma parcheggiato al PSV), Barzagli. Poi è sbucata la pista Gabriel Milito: l'argentino del Saragozza è arrivato a un passo dal vestire il bianconero; senonchè il club spagnolo si è montato la testa e ha scatenato un'asta intorno al suo gioiello (?), asta vinta infine dal Barcellona, che dopo Henry, Abidal e Yaya Toure ha speso 20,5 milioni di Euro per un giocatore che forte lo è, ma nemmeno così tanto.
Ancora più assurda la vicenda Pepe: per il centrale brasiliano, fermo da tempo per un grave infortunio, il Porto si è visto versare nelle casse addirittura 30 milioni di Euro. Da chi? Ma dal Real Madrid, ovviamente, dal momento che Calderon di calcio capisce meno di un neonato e ha acqustato lui e Metzelder pur avendo in rosa Sergio Ramos e Cannavaro (e Cicinho a destra, dichiarato incedibile nello stesso istante in cui il presidente chiedeva Daniel Alves al Siviglia). Per questo qualche nostalgico della corazzata che fu ha letto in questa operazione un possibile ritorno dell'attuale Pallone d'Oro, che in effetti non è da escludere (anche se Ranieri ha chiuso le porte a questa eventualità, si parla comunque di un'offerta di sei milioni). Così alla fine, per 9,5 milioni di Euro, è stato preso Andrade, titolare della nazionale portoghese, miglior giocatore di Euro 2004, bloccato quest'anno da un infortunio ma di sicuro affidamento. Solo per il prezzo, è un affare. In più, è un giocatore rapido e preciso nelle chiusure, non male neppure in fase di impostazione, e con grande esperienza in campo internazionale (al proposito, Buffon ha detto: "Ancora mi ricordo le 'bambole' che prendevamo col Deportivo"). Il suo contratto non è stato ancora depositato in Lega ("Mancano un paio di dettagli", ha fatto sapere l'a.d. Blanc), e si mormora di una clausola di rescissione nell'anno solare in caso di nuovo crack del ginocchio.
E' evidente, a mio parere, che il mercato non è chiuso. Le priorità sono state portate a termine, ma ci sono margini per altri colpi. Se la Juve avesse voluto UNICAMENTE un difensore, avrebbe speso 20 milioni per Milito, che era la prima opzione; il fatto che ne siano stati sborsati meno della metà (e, sia detto per inciso, Andrade vale più di Milito) fa pensare che possa arrivare, che so, Barzagli (anche se Zamparini l'ha blindato, dimostrando ben poca riconoscenza dopo che gli abbiamo praticamente regalato Miccoli).
Sul fronte attacco, siamo a posto così: Trezeguet-Del Piero titolari, Iaquinta e Palladino pronti a subentrare: non avendo una Champions League da giocare, quattro uomini vanno più che bene. Meglio però cautelarsi per il futuro: Huntelaar potrebbe arrivare con 15 milioni, e un anno a osservare e giocare qualche partita con la "supervisione" di Trezeguet non potrebbe che fargli bene.
Capitolo giovani: anche qui, le strategie mi sembrano buone. Sono partiti Paro e Giovinco, certamente sacrificabili per un anno (Giovinco è un campioncino, ma ha bisogno di giocare con continuità per formarsi); sono rimasti Marchisio (era fondamentale, non è escluso che possa fare il titolare...), Palladino, Molinaro e Criscito, anche se quest'ultimo potrebbe andarsene per un'altra stagione. Nocerino, dato alla Fiorentina prima, al Napoli, poi, all'Udinese dopo ancora infine nuovamente alla Fiorentina, è stato blindato da Secco. Ottimo: il ragazzo è già titolare indiscusso dell'Under 21 e presto sentiremo parlare di lui. Infine, sembra sia stato bloccato Cacia, 14 gol lo scorso anno a Piacenza: l'attaccante verrebbe lasciato in Emilia almeno fino a gennaio.
Insomma, volendo dare un voto all'operato della società fino a oggi, non potrei che dare un bell'8, pieno. In attesa, certo, della chiusura del mercato; ma, ancor prima, del 26 agosto, data in cui prenderà il via il campionato. E, ovviamente, di Juve-Inter...







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